Definire la Kamira semplicemente come una macchina del caffè alternativa rispetto alla Moka sarebbe veramente molto riduttivo, quasi offensivo per chi ha ideato e creato artigianalmente quella che è, ad oggi, la soluzione migliore per un espresso cremoso e di qualità preparato in casa.
La Kamira è, come dice giustamente il suo inventore, la macchina per il caffè sartoriale, capace di incontrare i gusti di tutti. Non per caso abbiamo inserito la Kamira tra le Migliori macchine da caffè testate e, ad onor del vero, è la nostra preferita, l’unica capace di valorizzare il caffè come al bar, per quanto a costi ridottissimi. Prima usavamo principalmente una top di gamma SAECO con macine in ceramica: il caffè era buono, ma abbastanza standardizzato e le possibilità di variare erano poche. Per la nostra casa non abbiamo trovato di meglio.
Indice dei contenuti
- 1 Differenza tra caffettiere Kamira, Moka, automatiche, cialde e capsule
- 2 Chi ha inventato la caffettiera Kamira?
- 3 Come fare lo spurgo con la Kamira per un caffè di qualità
- 4 Come fare il caffè con Kamira? Istruzioni per un espresso cremoso come al bar
- 5 Quale caffè per la Kamira?
- 6 Opinioni degli utenti
- 7 Garanzia Kamira
- 8 Manutenzione Kamira e decalcificazione
- 9 Quanto costa la macchina del caffè Kamira?
- 10 Dove si compra Kamira?
Differenza tra caffettiere Kamira, Moka, automatiche, cialde e capsule
A differenza delle caffettiere Moka, la Kamira non “brucia” il caffè perché l’acqua, grazie alla pressione, parte dalla caldaia e, dopo aver percorso il lungo tubo ricurvo, cade nei grani di caffè senza raggiungere l’ebollizione. La Kamira si avvicina più alle logiche di una vaporiera che a quelle di una Moka che, almeno personalmente, detesto letteralmente, per quanto apprezzi tantissimo gli studi che hanno condotto all’invenzione di ogni tipologia di macchina del caffè.
Le altre caffettiere sono pressoché “digitali” ormai e richiedono pochissimo tempo e praticità. Il caffè è standardizzato, più o meno buono, ma costante nel tempo. L’unica accortezza da avere con le macchine moderne riguarda la decalcificazione o, a monte, l’utilizzo di acqua adeguata allo scopo.
Bisogna subito chiarire, però, come la Kamira richieda qualche giorno di test, anche soddisfacenti e stimolanti, per addivenire ad un ottimo risultato. Bisogna principalmente giocare con le diverse variabili in gioco, tra le quali sicuramente la temperatura gioca un ruolo fondamentale (come sempre nella cottura: pensate all’olio extravergine portato a temperature altissime, tali da fargli perdere tutte le sue proprietà organolettiche; oppure alla carne, spesso cauterizzata esternamente ed ancora cruda al cuore).
La Kamira è un’esperienza che merita di essere vissuta nella giusta maniera perché la qualità in cucina richiede sempre un po’ di esperienza, diversamente si può optare per prodotti standardizzati come quelli offerti dalle macchine da caffè a cialde o dalle macchine da caffè a capsule.
Se sei realmente pronto a vivere questa esperienza con noi e a gustare il caffè nella sua massima espressione, allora continua a leggere. Se la tua vita è frenetica, preferisci un prodotto medio e facile da ottenere, allora devi optare assolutamente per altre scelte.
Chi ha inventato la caffettiera Kamira?
Kamira è il frutto di anni di studi e di tentativi di Nino Santoro che, dopo aver cestinato diverse macchine elettriche e provato varie soluzioni, è riuscito nel suo sogno, quello di ottenere un espresso cremoso sul fornello di casa.
La svolta arriva nel 1998, nella piccola realtà siciliana di Santa Teresa di Riva, vicino a Taormina. È qui, precisamente nella casa del padre, che il perito meccanico Nino Santoro ricava un’idea sensazionale: invertire i presupposti che portano alla creazione del caffè casalingo.
Ben presto la Kamira si traduce in realtà: viene prodotta e brevettata. Oggi viene venduta in tutto il mondo per un totale di circa 25.000 macchine del caffè ogni anno ed è un vanto 100% made in Italy, made in Sicily per la precisione.
Vediamo insieme subito come ottenere un espresso cremoso con Kamira.
Come fare lo spurgo con la Kamira per un caffè di qualità
Prima di venire al caffè vero e proprio parlerei di un’operazione preliminare e veramente decisiva per un buon caffè. La temperatura della Kamira, come più volte detto nel presente articolo, gioca infatti un ruolo fondamentale: i puristi sottolineano come dovrebbe essere intorno ai 93 gradi (comunque lontano dai 100 dove si ha l’ebollizione, come nella Moka che “brucia” il caffè).
Lo spurgo può avere due funzioni: riscaldare la macchina e pulirla da residui di caffè; decalcificare la caffettiera con una piccola quantità di aceto.
Il primo tipo di spurgo non è strettamente necessario, ma altamente consigliato: quando vedremo che l’acqua nella vaschetta non viene subito risucchiata in caldaia, significa che l’acciaio è freddo e la temperatura non ottimale. Con le alte temperature ambientali, tuttavia, potemmo non sentire il bisogno di uno spurgo, soprattutto se, come me, avete bisogno di un caffè veloce per il latte macchiato mattutino.
La gestione della temperatura, comunque, è l’unica chiave per avere un buon espresso.
Lo spurgo forzato (ripetendo le locuzioni usate dall’inventore onde evitare fraintendimenti) dovrebbe essere fatto almeno una volta la settimana. La decalcificazione tre volte l’anno. Queste procedure le vedremo dopo perché sono relative alla manutenzione piuttosto che alle istruzioni per ottenere un buon caffè.
Come fare il caffè con Kamira? Istruzioni per un espresso cremoso come al bar
Per quanto inizialmente possa sembrare difficile ottenere un buon caffè con Kamira, con un po’ di esperienza si può arrivare al risultato che più si confà ai propri gusti.
Partiamo dalle basi per comprendere appieno il procedimento che poi deve essere personalizzato insieme ai propri gusti. Fine ultimo sarà quello di giocare con temperature/pressione, quantità di caffè ed acqua.
Procedimento base per ottenere un buon Kamiro:
- Per prima cosa bisogna fare lo spurgo, come visto sopra, al fine di riscaldare la Kamira e pulirla da piccoli residui di caffè. Riempiamo il contenitore dell’acqua per circa la metà. Abbassiamo la manopola posta nella parte inferiore per far defluire l’acqua in caldaia e accendiamo la fiamma affinché, con l’aumento della temperatura, questo accada. Appena tutta l’acqua sarà scesa nella caldaia potremo chiudere la valvola riportando la manopola in posizione perpendicolare rispetto al tubo. Inizierà ad uscire tutta l’acqua e, solo quando vedremo esclusivamente vapore, spegneremo il fuoco. Solo se la valvola è chiusa aumenterà la pressione e l’acqua, di conseguenza, risalirà attraverso il tubo.
- Veniamo poi alla scelta del caffè vero e proprio. Va bene una qualsiasi polvere per Moka, ma ogni caffè mostrerà con la Kamira tutti i suoi pregi e difetti (con la Moka di mamma bevevo anche il Kimbo “Macinato fresco”, poi mi sono reso conto che l’unico decente del brand è il “Gold“). In commercio la differenza tra arabica e robusta è relativa perché le miscele sono spesso blend con caffè lavorati in maniere diverse e rese più o meno buone.
- Nel braccio il caffè deve essere “compresso”, ma non pressato: sbattiamo dunque il braccio su una superficie così da ammassare un po’ il caffè, ma senza schiacciarlo in alcun modo. Col manico del cucchiaino portiamo via il caffè in eccesso e puliamo il bordino del contenitore in acciaio.
- Agganciamo il braccio col caffè alla Kamira, valutiamo la quantità d’acqua desiderata (mezzo contenitore equivale ad un espresso da bar, uno pieno equivale a due caffè, ma potrete scegliere perfino di inserire così tanta acqua da avere un caffè americano), abbassiamo la levetta per portarla in caldaia e, grazie allo spurgo, noteremo un risucchio molto più rumoroso e veloce.
- Siamo pronti: accendiamo la Kamira. La temperatura iniziale deve essere sempre più alta (direi fornello medio, fiamma media) perché la macchina tendenzialmente è meno calda. Appena la schiuma del caffè risulterà compatta, quindi dopo pochi secondi, possiamo abbassare la fiamma, per poi spegnerla quando la tazzina è piena per poco oltre la metà (schiuma inclusa).
- Il caffè continuerà ad uscire finché non vedrai solo aria. Abbassa molto lentamente la leva nera così da scaricare la pressione in maniera graduale.
Il gioco è fatto: come avrai visto, sono tante le variabili in gioco e sarai tu a definire il caffè su misura per te. Penso a: quantità del caffè, più o meno compresso; temperatura della Kamira; quantità dell’acqua; Kamira con o senza spurgo; fiamma durante la preparazione.
- ATTENZIONE: non dimenticare la Kamira sul fuoco perché la macchina odia le alte temperature (hai la valvola di sicurezza e la caffettiera è interamente in acciaio, ma le guarnizioni sono in plastica);
- ATTENZIONE 2: fai molta attenzione a non giocare con la pressione. Dopo aver fatto il caffè assicurati di scaricare prima di spegnere la fiamma, eliminare la pressione e, solo dopo, togliere il braccio che, diversamente, sarebbe sparato fuori. Una volta, da vero asino, preso dal panico per aver lasciato la Kamira sul fuoco, ho addirittura tolto il braccio senza spegnere la fiamma e scaricare la pressione.
Quale caffè per la Kamira?
Come già detto sopra, la Kamira esalta pregi e difetti di ogni qualità di caffè. Di base va bene qualsiasi macinato per Moka, ma nessuno ti impedisce di ricavarlo da solo usando grani di caffè e macinacaffè.
Personalmente, dopo aver provato decine di caffè già macinati, ho optato per una scelta romantica: macinacaffè manuali in legno e grani. Da buon napoletano, dopo aver provato diversi grani, la mia scelta è ricaduta sul Passalacqua Mexico, anche in polvere volendo, acquistabile anche su Amazon ad un prezzo ragionevole. Questo se penso a caffè commerciali oppure su aziende che propongono solo varietà artigianali.
Ho provato con soddisfazione, almeno per rapporto qualità prezzo, anche le seguenti miscele: caffè Borbone miscela rossa a 6 euro al kg circa; caffè Borbone Miscela blu a 7 euro al kg; il Corsini intenso e cremoso a 8,9 euro; Lollo Cafè a 6 euro.
A breve ordinerò miscele meno commerciali ed economiche. Ho già individuato, in tal senso, i miei prossimi obiettivi: Brown Bear New Latin e Cherry Storm – Miscela No. 17.
Nella foto sotto i miei macinacaffè in legno: a sinistra, quello di color marrone chiaro, è prodotto dal brand leader del settore, Zassenhaus; gli altri due sono simili ed ho deciso di tenere quello centrale perché il cassetto per il caffè era più capiente. Questi ultimi, pur essendo economici made in China, svolgono abbastanza bene il loro lavoro, per quanto il primo sia preferibile per rapidità e capienza. L’estetica, invece, la lascio valutare a voi: sul punto ci sono opinioni discordanti.

Opinioni degli utenti
Su Facebook e Telegram ci sono tantissimi fan club nati intorno alla Kamira, per tanti veramente un’espressione sensazionale di italianità e buon caffè.
Eppure su Amazon e Trustpilot avevo letto, prima di provarla, alcune opinioni discordi.
Ma il perché è presto detto e l’ho anticipato sopra: la Kamira richiede un minimo di manualità ed esperienza, non produce subito un risultato standard e mediamente buono per tutti. Il medesimo discorso, però, vale per qualsiasi cosa in cucina.
Dopo un po’ di piacevole studio e 4-5 video, il risultato è assicurato ed è di gran lunga migliore di qualsiasi caffettiera casalinga, ancor di più se pensiamo al rapporto qualità-prezzo.
Con Kamira veramente si possono ottenere migliaia di caffè diversi in considerazione di tanti fattori: dall’espresso molto intenso al caffè americano, dal prodotto economico da 3 centesimi a quello da 40 e così via.
Garanzia Kamira
Il produttore garantisce la macchina per 10 anni. È praticamente impossibile rompere la Kamira, salvo che questa non sia sottoposta a stress importanti, quali urti o temperature altissime.
Mio zio ha dimenticato la sua Kamira sul fuoco. La valvola di sicurezza della Kamira è così entrata in funzione, ma l’o-ring che funge da guarnizione tra il tubo e la caldaia era ormai squagliato. Con della comune fibra di canapa ha risolto da sé il problema (tale filo viene usato proprio come isolante).
Manutenzione Kamira e decalcificazione
Per la manutenzione basteranno veramente pochissime accortezze.
Uno spurgo forzato una volta per settimana, analogo a quello visto in precedenza per portare la Kamira alla temperatura ideale per fare un buon caffè:
- Una vaschetta intera d’acqua;
- Leva nera abbassata;
- Appena si sente una sorta di ebollizione (quindi temperatura più alta di quelle viste in precedenza per spurgo normale e caffè), bisognerà alzare la leva per far fuoriuscire tutta l’acqua finché non resterà solo vapore acqueo.
La decalcificazione della Kamira, da effettuarsi una volta ogni 3 mesi circa, richiederà una procedura molto simile a quella appena vista, ma dovremo mettere una vaschetta d’acqua e una di aceto di vino bianco, insieme in caldaia. Prima bisogna smontare filtro e guarnizione presenti al termine del tubo, dove si inserisce il braccetto.
Dopo la decalcificazione sarebbe opportuno fare dei caffè lunghi solo per ripulire la macchina dal forte odore/sapore dell’aceto.
Quanto costa la macchina del caffè Kamira?
La macchina del caffè Kamira costa 79 euro, ma spesso viene offerta al prezzo di 59 euro spedizione inclusa. Poi si possono aggiungere optional eventuali: altri braccetti (per 1 o 2 persone), cestino per raccogliere i fondi del caffè ed eventuali ricambi.
Ma la cosa più simpatica riguarda la personalizzazione: si può scegliere tra immagini predefinite (cui aggiungere un testo a proprio piacimento) ed altre create da noi con appositi programmi di grafica, così da rendere la Kamira ideale per un regalo.

Dove si compra Kamira?
La Kamira è comodamente acquistabile online dal sito ufficiale del produttore, in maniera semplice, veloce e sicura.
I metodi di pagamento accettati sono tutti quelli comuni: carte di credito e di debito; Paypal; contrassegno; bonifico bancario.
Per quanto riguarda la spedizione, invece, avviene tramite corriere. Come per tutte le spedizioni di prodotti artigianali/fragili, si consiglia di accettare con riserva. La Kamira è interamente in acciaio, molto solida, ma il suo manico è avvitato sulla base e la giuntura è protetta da una guarnizione. Un urto violento, pertanto, può provocare qualche fastidio (comunque sempre risolvibile).
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